Di pedagogia in pedagogia…
DisegnoStorie è un esperimento di libri interattivi, attraverso il quale la bambina o il bambino possono compiere un’esperienza narrativa, grazie alla lettura delle brevi storie raccolte, per poi essere invitati a disegnarle, illustrandole, dando vita alla propria rappresentazione. La storia letta diventa allora storia personale, ridisegnata con le forme, le linee, gli interessi e colorata con le emozioni dei piccoli lettori.
Questa collana di libri è un invito a trovare spazi per coltivare la creatività e per sperimentare un approccio attivo alla realtà attraverso il disegno, una delle forme di comunicazione più antiche dell’uomo.
Il disegno è un’espressione profonda dell’essere che lo produce e attiene alla sua dimensione più personale e identitaria: ha diritto di essere accolta e rispettata come la bambina o il bambino che l’hanno prodotta, ha diritto di essere riconosciuta nella sua unicità, lontano da omologazioni, paragoni, giudizi.
Il disegno ha molte potenzialità comunicative, inserito in una relazione tra individui ha la funzione di messaggio; con il suo insieme di linee, colori e forme presenti sul foglio, è uno strumento espressivo che si rende comunicativo per due ragioni: implica un comportamento e non può quindi essere non comunicativo (Watzlawick, P., et al., 1971), inoltre è un prodotto e può essere osservato, letto, significare qualcosa per l’osservatore e per chi l’ha prodotto. (Puviani, V., 2006).
Come le foto e i video si riferiscono soprattutto all’esteriorità dell’individuo, i disegni fissano, invece, il mondo interno documentandolo. I disegni rappresentano il punto di vista sul mondo in un determinato momento della vita dell’autore.
II prodotti grafici possono essere considerati come una porta aperta al mondo interiore del bambino, la rivelazione della sua indole profonda e autentica, una fonte di informazioni sulla sua struttura psicologica e sul suo carattere.
Talvolta, invece, rappresentano piuttosto il risultato dell’influenza di un luogo e di un racconto: un compromesso tra ciò che si immagina e ciò che si riesce, con i propri mezzi stilistici, a riprodurre sul foglio… a seconda della voglia, dell’ispirazione, del tempo a disposizione, in quel determinato momento.
Quando avviene nelle migliori condizioni, la produzione artistica del bambino è un modo per conoscere la realtà: disegnando, lo sguardo sul mondo si affina e si definisce e la mente del bambino acquisisce nuove conoscenze su se stesso e fuori di se stesso.
Per disegnare qualcosa è necessario saperlo osservare, saperlo capire, interiorizzarlo. «l’unica difficoltà nel disegno è quella di saper vedere. Hai visto milioni di volte una testa di profilo: prova ad abbozzarne la forma su un foglio. Cosa succede? Scommetto che provi imbarazzo, è la cosa che hai visto di più nella tua vita, eppure non la conosci, vedi? Non è la mano a non saper disegnare, ma l’occhio che non sa vedere». (Marco Orlandi, 2013).
Le attività proposte da DisegnoStorie possono essere pedagogicamente utili su più fronti:
a. La motivazione alla lettura: l’interesse per la comprensione della storia non è fine a sé stessa ma anche indispensabile per il processo creativo dell’illustrazione.
b. La storia verrà compresa in modo interattivo e non passivo: i contenuti acquisiti vengono immediatamente interiorizzati, fatti propri, tanto da costituire i mattoni di una nuova attività mentale e grafo-motoria, cioè la creazione del disegno.
c. Il lavoro così strutturato crea senso di competenza ed autoefficacia: il bambino non deve corrispondere a nessun modello, nessuno potrà giudicare il suo disegno, non si tratta infatti di continuare disegni già iniziati, quindi conformati, ma il bambino è totalmente libero di creare nuovi “mondi possibili”, corrispondenti solo al suo sentire e al suo sguardo sulla realtà.
d. Tutti i bambini, e soprattutto chi ha problemi di comprensione del testo e di lettura, si sentiranno a loro agio in una attività che non è «a rischio di giudizio» ma che nello stesso mira al piacere della lettura e comporta l’esercizio di importanti funzioni cognitive.
e. I genitori possono inoltre acquisire informazioni utili sulle capacità osservative e di comprensione dei loro piccoli e potranno svolgere un lavoro di mediazione della conoscenza.
Questo non significa che ci sia un unico modo di comprendere la realtà e un unico modo di disegnarla. Non ci sono modi giusti o sbagliati. Ci sono, invece, modi diversi di rappresentare il mondo che parlano di noi e della nostra interiorità.
A causa dell’organizzazione serrata dei curricula e dei modelli culturali imperanti, a scuola, i bambini hanno pochi spazi per esprimere la loro dimensione creativa, o quando questi spazi ci sono, si strutturano spesso in forme caotiche, dove, incalzati dai tempi segmentati e frazionati in molte diverse attività, i bambini sono chiamati a esprimersi creativamente in condizioni caotiche e poco favorevoli. La creatività, il processo creativo, necessita, invece, talvolta, di tempo e qualche volte anche di solitudine, ha bisogno di nascere dall’ascolto di sé, nei propri tempi e nel rispetto del proprio essere.
Le attività di gruppo sono, infatti, essenziali e estremamente formative, ma non possono essere il solo spazio, non sono sufficienti a liberare del tutto la parte creativa di ogni bambino e a far sì che questi possa prendere confidenza con essa.
«Lo scarabocchio, il disegno, le attività artistiche in generale, per la loro immediatezza e drammaticità per la loro capacità di astrazione e di rappresentazione di concetti e stati d’animo complessi, possono rappresentare una delle forme e fasi di gioco più creativo e evolutivo. (…) Per l’insieme di questi motivi, il gioco rappresentativo e il disegno, sono a un tempo un segno, una spia dell’evoluzione del bambino e un mezzo, uno strumento, per la sua evoluzione: la percezione, la memoria, la fantasia, lo sviluppo dei movimenti, la creatività, vengono influenzati da queste attività rappresentative, specialmente in quanto il bambino percepisce la possibilità di autodeterminare le sue azioni.» (Oliviero Ferraris A., 1973).
La creatività non è riservata a pochi: siamo tutti creativi, questo rientra nella natura dell’essere umano, ma se non impariamo a conoscere e coltivare questa importante caratteristica non potremo vederla sviluppare liberamente.
«La bontà può fiorire solo nella libertà. Non può sbocciare nel terreno di una qualsiasi persuasione, né per costrizione, né è il risultato di ricompense. Non si rivela quando vi è una specie qualsiasi di conformismo e naturalmente non può esistere quando è presente la paura.» ( Krishnamurti, K., 1981 ).
I disegni possono essere considerati da diverse prospettive, evolutiva, proiettiva, narrativa, artistica, etc.., ma soprattutto, i disegni hanno un grande potere espressivo: il bambino parla attraverso il disegno, chiede, si informa, ci risponde.
In questo caso, il disegno è legato alla narrazione: «il significato della fiaba è diverso per ciascuna persona e diverso per la stessa persona in momenti differenti della sua vita. Il bambino trae un significato diverso della stessa fiaba a secondo dei suoi interessi e bisogni del momento. Quando gliene viene data l’occasione, egli torna sulla stessa storia quando è pronto ad elaborare vecchi significati e a sostituirli con significati nuovi». (Bettelheim, B., 1977).
Noi auspichiamo una scuola dove il corpo e la creatività abbiano lo stesso spazio e lo stesso valore delle scienze e della grammatica dell’inglese e della matematica: come si possono tracciare linee di demarcazione? Il bambino è un tutto e per crescere armonico deve svilupparsi in senso olistico. La creatività è il campo dove possono fiorire idee che miglioreranno il mondo in cui tutti viviamo, è la scatola degli attrezzi nuovi, ancora da scartare e sperimentare per prossime, inedite avventure.
La Collana Disegno Storie è dunque un invito a trovare spazi per coltivare la creatività e per prendere confidenza con un approccio attivo alla realtà.
Lo spirito pedagogico dell’opera vuole sconsigliare educatori e genitori dal valutare negativamente o in modo eccessivamente positivo le creazioni dei bambini o ancora peggio in modo competitivo, paragonandole a quelle di altri.
Crediamo che sia estremamente diseducativo premiare i disegni migliori o stabilire criteri oggettivi per valutarli. Proprio perché il disegno è una espressione profonda dell’essere che lo produce e attiene alla sua dimensione più personale e identitaria ha diritto di essere accolta e rispettata come il bambino che l’ha prodotta, riconosciuta nella sua unicità, lontano da omologazioni e paragoni.
Spunti bibliografici sull’argomento:
Calvino, I., (1956), Fiabe italiane, Oscar Mondadori, Einaudi Editore, Torino, volume I e II.
Cornoldi, C., (1995), Metacognizione e apprendimento, Il Mulino, Bologna.
Bettelheim, B., (1977), Il mondo incantato, uso importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli, Milano.
Feuerstein, R., et al. (1980), Instrumental Enrichment: an intervention for cognitive modifiability, University Park Press, Baltimore.
Krishnamurti, K., (1981), Lettere alle scuole, Ubaldini Editore, Roma.
Oliviero Ferraris A., (1973), Il significato del disegno infantile, Bollati e Boringhieri, Torino.
Puviani, V, (2006), Le storie belle si raccontano da sole, Ed. Junior, Bergamo.
Staccioli, G., (1998), Il gioco e il giocare. Elementi di didattica ludica, Roma, Carocci.
Staccioli, G., (1999), Duccio Demetrio, Animare la mente. Pensare e agire per storie e per immagini, Torino, Il capitello,
Staccioli G., (2000), Immagini fatte ad arte. Idee ed esperienze per educare alla comunicazione visiva (a cura di Gianfranco Staccioli), Roma, Carocci.
Staccioli G., (2001), Progettare immagini, Firenze, La Nuova Italia.
Staccioli, G., (2010), Ludobiografia. Raccontare e raccontarsi con il gioco, Roma, Carocci Faber.
Watzlawick, P, e al., (1971), Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Ubaldini Ed., Roma.