La performance sonora di Gianmarco Caselli con il C.R.P., Collettivo Rivoluzionario Permanente che ha visto Caselli affiancato da Andrea Ciolino, Michele Barsotti, Francesco Ricciu si è tenuta al Congresso di Sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani dove si parla, prima di tutto di cosa significa essere Partigiani oggi.
Gabriele Olivati con la sua riflessione mette in luce il rapporto tra antifascismo, resistenza, patriottismo. Dire che essere partigiani significa essere antifascisti è assolutamente riduttivo. L’antifascismo era la particolare forma che i partigiani hanno assunto in quel preciso momento storico, quando coloro che limitavano la libertà erano i fascisti. Essere partigiani significa anche essere patriottici, ma non certo nel senso di un becero nazionalismo quanto nella determinata volontà di vivere in un Paese libero accanto a tanti altri Paesi ugualmente, profondamente liberi, per poi essere in grado di trovare insieme unità nella libertà, nel rispetto reciproco, nella condivisione, nella pace, nel dialogo, nello scambio.
Essere partigiani significa sapersi proteggere da ciò che oggi minaccia la libertà.
Quando qualcosa viene posto e immaginato come più importante della stessa democrazia allora c’è una minaccia concreta, reale, tangibile. Olivati continua individuando questa minaccia nelle leggi del mercato globale, nella diffusione dell’idea di essere immersi in un sistema economico che sovrasta, impera, determina, a prescindere, come un ineludibile quanto impersonale diktat.
Altri interventi pongono l’accento su rischi e possibilità che il nostro nuovo contesto sociale presuppone, aprendo una porta nuova sull’inclusione. Chi viene a vivere in Italia ha bisogno di sapere cosa ha contraddistinto il nostro passato, quali strenue difese si siano attivate per proteggere una libertà minacciata. La proposta concreta è quella di creare occasioni di scambio e di conoscenza. Una chiave per costruire un terreno di valori condiviso. Conoscere la storia vuol dire conoscere gli uomini e ciò costituisce sempre, per tutti, la possibilità di acquisire nuove prospettive personali e sociali. La nostra storia può essere uno strumento per conoscere la libertà, quella libertà che il terrorismo dilania in chi lo porta avanti e in chi lo subisce.
In questo contesto si è inserita la performance di Gianmarco Caselli con altri 3 musicisti: con due pezzi scritti appositamente e dedicati a Luciano Caselli, “Risonanza” e “Istinto di Ribellione”, fuse insieme in un unico brano davanti a un pubblico che ha visto la partecipazione di tanti giovani e anche di tanti studenti.
La sperimentazione sonora di questi musicisti è in grado di creare immagini vivide di memoria. Messaggi sonori che nell’ascoltatore rendono quegli anni vicini, le emozioni attuali, vissute con partecipazione personale e non più persi nel passato.
La vita giovane e serena di persone che si sono trovate a dover fronteggiare un nemico indifferente ai loro sogni e ai loro progetti. Atmosfere cupe e gravi di canti armonici e note basse interrompono l’atmosfera creata da flauto e pianoforte. Suoni metallici ritmati come le catene di una schiavitù, di un assoggettamento che si fa minaccia concreta. Metallo anche come moneta. Urla trattenute, dignitoso lamentarsi davanti alla morte e alla fatica trova la sua forza in un “Istinto di Ribellione” che si fa parola annunciata con determinazione. In sottofondo non mancano le atmosfere di vecchie canzoni alla radio inframezzate dagli annunci del Duce e la guerra. Annunci e voci che atterriscono per la loro perentorietà. Tragici, assurdi annunci di guerra. Carte si accartocciano, fogli vengono strappati. Un sospiro finale accanto al suono del metallo ci indica che tutto è passato ma che non dobbiamo abbassare la guardia, mai, il metallo è ancora lì, come catena, moneta, nella sua fredda durezza.
In queste due composizioni la musica classica contemporanea si incontra con atmosfere della ricerca industriale berlinese più sperimentale.
A conclusione, il racconto di Luciano Caselli, partigiano novantacinquenne che racconta in prima persona la sua esperienza.
Link del video:
https://youtu.be/o6OcW3GDjH4
Chiara: come nasce questa collaborazione con l’ANPI?
Gianmarco: l’ANPI mi ha chiamato per realizzare l’intervista video a Luciano Caselli, che è mio prozio, e che mi aveva raccontato questa incredibile storia del suo passato del quale siamo tutti molto orgogliosi. A quel punto è nata l’idea di realizzare anche la performance con il C.R.P. Inizialmente era nato “Risonanza”, il brano per pianoforte, oggetti metallici e sospiro, poi, quasi da sé, è nato anche “Istinto di ribellione”, un pezzo più sperimentale, con l’elettronica, il coro e gli oggetti metallici.
Chiara: la musica e la storia, quale rapporto?
Gianmarco: uno degli obiettivi del C.R.P. è proprio quello di divulgare attraverso la musica eventi storici “scomodi” o semplicemente ricordarli: credo sia importante avvicinare le nuove generazioni alla storia grazie anche alla musica. In questo caso si è unita anche la componente “familiare” di Luciano che ha reso il tutto ancora più affascinante e coinvolgente.
Chiara: cosa è importante ricordare?
Gianmarco: è importante ricordare che la libertà va conquistata ogni giorno, che non si deve far finta di credere che vada tutto bene in un sistema in cui comunque è fortissimo il nepotismo e il clientelarismo, che esistono altre forme di costrizione, che dittatoriali non sono, ma che sono presenti fortemente nella nostra società politica, lavorativa, sociale in un sistema in cui ai giovani che cercano occupazione, in alcuni casi, si chiede prima che lavoro fa loro padre. Ma si devono ricordare anche storie passate, quelle della gente comune: la storia non è stata fatta solo da coloro di cui leggiamo nei libri, ma il più delle volte sono state le persone comuni, che con il proprio coraggio e i propri sacrifici hanno fatto la storia, anche se non compaiono nei libri. E non per questo le loro azioni sono state meno importanti, anzi.
Chiara: la libertà è minacciata ormai, lo sappiamo, cosa ne pensi di quanto accaduto ai Musei Capitolini pochi giorni fa?
Gianmarco: ho pensato che fosse una notizia di “Lercio.it”.